I tempi cambiano, i giocatori passano, ma il fascino del rosso resta sempre lo stesso.
Citando Stefanos Tsitsipas, quinto giocatore al mondo e finalista al Roland Garros nel 2021: “La terra è come una tela di un artista su cui dipingere” e come dargli torto?
Costretti ad allontanarsi dalla violenza dei colpi che contraddistingue le superfici più veloci, i tennisti si trovano a dover rivoluzionare completamente il loro stile di gioco puntando più sulla costruzione del punto che sullo scambio breve o sul punto diretto.
Insomma, l’intero circuito viene catapultato in un altro mondo, o per essere più precisi, in un altro sport: le partite si allungano, i vestiti si sporcano, la quasi pacata folla americana lascia posto ai caldissimi tifosi europei e gli specialisti prendono il sopravvento scatenando sorprese ed eliminazioni a domino nei grandi tornei.
Roma è uno dei tornei che rappresenta al meglio questa “rivoluzione tennistica”.
Nato più di trent’anni fa dopo gli illustri trofei di Montecarlo e di Parigi, il titolo del Foro Italico ha conquistato all’istante il cuore di tennisti e appassionati per l’atmosfera unica e una location comparabile forse solo a quelle degli Slam.
Circondato dal verde dell’altura di Monte Mario, il complesso sportivo spicca per eleganza e per tradizione grazie ai marmi e alle strutture, capaci di comporre un vero e proprio tempio sportivo nella città più bella del mondo.
Il re è Rafael Nadal, uno che sulla terra rossa ci è nato, l’unico capace di vincere il torneo in dieci occasioni diverse regalando negli anni al pubblico italiano e internazionale alcuni degli scontri più epici della storia tennistica recente.
Il trofeo femminile, com’è giusto che sia, non ha mai visto un dominio tanto clamoroso quanto quello del maiorchino; la sola capace di andarci relativamente vicina è stata la statunitense Chris Evert, cinque volte campionessa.
Uno degli aspetti più caratteristici del trofeo romano è la folta presenza di giocatori italiani nei diversi tabelloni: la Federazione Italiana infatti ha sempre avuto cura di assegnare ogni singola wild card disponibile a tennisti nostrani, così da regalare esperienze sia ai più giovani che ai più esperti; quest’anno gli ingressi attraverso invito tra qualificazioni e main draw saranno ben ventidue e includeranno nomi come Fabio Fognini e Sara Errani, finalista del torneo nel 2014 e vincitrice in coppia con Roberta Vinci nel 2013.
Dal lato maschile invece, un trionfo azzurro nel singolare manca dal 1976 quando ad alzare il trofeo fu Adriano Panatta battendo in finale l’argentino Vilas, prima testa di serie, in quattro set; il romano fu anche l’ultimo italiano a raggiungere l’ultimo atto del torneo nel 1978, sconfitto in cinque set dall’indimenticabile Bjorn Borg, due volte campione agli Internazionali.
Con molta probabilità, l’Italia rivedrà un italiano tra i primi otto giocatori del seeding dopo due anni dall’ultima occasione (nel 2020, Matteo Berrettini, quarto favorito, poi sconfitto ai quarti da Ruud, e Fabio Fognini, settimo, fermato al secondo turno dal francese Humbert) grazie a Jannik Sinner, pronto a diventare protagonista in un Foro Italico carico di entusiasmo!