Negli ultimi articoli abbiamo parlato di origini; abbiamo analizzato la derivazione del nome del nostro sport preferito “tennis” e del termine “love” utilizzato per indicare la mancata conquista di punti da parte di uno dei due giocatori, quindi lo zero; oggi parliamo del “deuce”.
A cosa si riferisce tale terminologia?
Utilizzandolo l’arbitro afferma che il punteggio è di 40 pari e che da quel momento ciascun giocatore deve aggiudicarsi i due punti successivi per poter vincere il game.
Anche in questo caso 2 sono le interpretazioni date:
– secondo la prima “Deuce” deriverebbe da “à deux le jeu” cioè “a entrambi il gioco”, poiché ci si trova in una situazione di pareggio e da lì i due giocatori si contendono il game;
– per la seconda invece deriverebbe dal latino “duos” per cui la vera definizione di “Deuce” sarebbe semplicemente “due”, cioè il numero di punti che il giocatore deve fare di seguito per vincere il game.
Giunti al “deuce” infatti, si va ai cosiddetti vantaggi.
In particolare il primo punto viene chiamato “advantage in” spesso abbreviato “ad-in” se segnato dal giocatore al servizio, “advantage out” abbreviato in “ad-out” se il punto viene segnato dal giocatore che non è al servizio. Naturalmente se dopo aver segnato il primo vantaggio il giocatore sbaglia si torna deuce, se vince il punto, vince anche il game.